Esiste una sorta di mistero sulla vita all’interno dei kibbutz, ma lo scorso 11 novembre alle ore 11 un incontro promosso dall’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo ha svelato la bellezza di strutture poco conosciute dal pubblico italiano.
L’occasione di promuovere e scoprire una vita tra tradizione, natura e innovazione ha dato una nuova opzione per trascorrere vacanze indimenticabili. Anche la scelta della data dell’incontro non è casuale, ma fa perno sul numero 11 ovvero il risultato della somma di 1+10 legate alle lettere alef, principio della luce, e yud che è l’iniziale di Gerusalemme.
I Kibbutz sono una realtà centenaria in Israele, il primo infatti risale al 1909, e rivestono un ruolo importante nella produzione agricola nazionale, oltre ad essere meta turistica incentrata sull’ambiente e su valori come la condivisione e l’uguaglianza. Attualmente si può scegliere tra 250 strutture diverse, ognuna con il suo stile e la sua ospitalità. Il più famoso tra tutti è Sole Boker nel Sud del paese e inaugurato 70 anni fa circa.
Da qui si dipartono diversi percorsi alla scoperta del deserto del Negev e del parco nazionale di Ein Ovdat. Un altro kibbutz degno di nota è quello di Ketura, che sopita la Arava Power Company – che ha installato il primo impianto fotovoltaico di Israele – e la AIES (Arava Institute of Environmental Studies), che studia pratiche di agricoltura sostenibile.
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