Per un weekend nella città ‘like-a-local’ bisogna vedere due facce della città del sole, la faccia più insolita e quella splendida. In entrambi i casi consigliamo visite guidate, per conoscere tutti i dettagli di una città ricca fuori e dentro.
BORGO OREFICI
Iniziamo a scoprire un mondo di meraviglie, a volte sconosciuto agli stessi Napoletani, nel raggio di un chilometro da Piazza Garibaldi, con il Borgo Orefici. Il Borgo Orefici si estende tra via Marina ed il Rettifilo (Corso Umberto I), secondo uno schema di viuzze disposte a dedalo, intorno al fulcro centrale di Piazzetta Orefici. All'interno del rione sono concentrate tutte le più antiche ed importanti botteghe cittadine specializzate nella lavorazione artigianale di prodotti di oreficeria, argenteria e gioielleria. La prima notizia certa della caratterizzazione del luogo risale al medioevo, quando le botteghe, già esistenti in gran numero, ottennero il riconoscimento ufficiale da Giovanna d'Angiò e si radunarono in corporazione. I primi maestri orafi erano francesi giunti a Napoli al seguito degli angioini, ben presto affiancati da artigiani locali, che seppero soppiantare i maestri francesi e creare una tradizione ed una scuola napoletana, conosciuta in tutta Europa fino alla caduta del Regno di Napoli. Successivamente, verso la fine del XVII secolo, il Marchese del Carpio, viceré di Napoli, stabilì l'obbligo di esercitare l'arte degli argentieri e degli orefici unicamente nella zona del borgo, creando di fatto un monopolio a favore della corporazione, che oggi si è evoluta, diventando un consorzio cui hanno aderito la quasi totalità degli operatori orafi della città. È qui che sono state fuse, battute e realizzate le celebri e preziose statue del tesoro di San Gennaro, nonché gli arredi sacri di moltissime altre chiese napoletane. Napoli è un’incredibile città delle meraviglie per chi sa coltivare la fiamma della curiosità e della cultura; ha un’antica tradizione artistica che offre testimonianza di sé su tutto il territorio ed è conosciuta in tutto il mondo. Non tutti sanno, però, che il cuore di questa tradizione da secoli è tramandato in una piccola circoscritta zona nel centro di Napoli che, con un ormai improprio vocabolo, è ancora chiamata “borgo”. È il Borgo Orefici, posto tra l’affollatissimo Corso Umberto e la via Marina. È veramente incredibile come una categoria di artigiani, privilegiati, per la verità, nei secoli dalle Autorità che hanno governato Napoli per via delle materie di cui essi si servono per realizzare le loro opere d’arte, abbia saputo gestire da tanto tempo un preciso territorio mantenendo in esso una specificità artistica e commerciale. Nel cuore di Napoli, passeggiando lungo Corso Umberto, il famoso “Rettifilo” o attraversando l’arco dell’orologio di Sant’Eligio (patrono degli orafi), è facile inoltrarsi nell’“Antico Borgo Orefici”, una serie di stradine che si snodano intorno alla piazzetta dove veglia il bel Crocifisso ligneo settecentesco. Notiamo subito artigiani al lavoro, vetrine scintillanti di splendidi gioielli, i cui riflessi richiamano i colori del sole e del mare risvegliando la nostra fantasia, ravvivando in noi il ricordo delle opere del museo del Tesoro di San Gennaro e della Mitra del santo che sono state prodotte proprio nel nostro amato Borgo. È nel palazzo "La Bulla", parte del complesso di Sant'Eligio Maggiore, che ha sede il Consorzio Antico Borgo Orefici nato nel 2000. Attraverso una serie di iniziative il Consorzio promuove la riqualificazione urbana, la fruizione turistica, valorizzando il patrimonio artistico, storico e culturale del luogo e con la scuola di formazione orafa professionale racconta la complessità e la ricchezza dell’artigianato orafo napoletano tramandandolo, celebrandone il passato e guardando, nel contempo, anche al suo futuro. Il Borgo Orefici è un quartiere pedonale che offre prodotti garantiti da Federconsumatori Campania, unici in italia, dove si trova convenienza e sicurezza. Ogni gioiello prodotto qui è prezioso non solo per la sua manifattura ma per la storia che in esso è contenuta.
CHIOSTRO DEI SANTI MARCELLINO E FESTO
Continuiamo la passeggiata alla scoperta di una Napoli Insolita andando verso l’Università, fondata il 5 giugno 1224. Da qui accediamo al Chiostro dei Santi Marcellino e Festo, un chiostro monumentale facente parte del complesso religioso omonimo. Nel XIX secolo il monastero, all'epoca di Gioacchino Murat, fu soppresso per divenire dapprima educandato femminile e successivamente convitto. Nel 1907 le sale del chiostro furono trasformate per ospitare una sede dell'Università di Napoli. Il chiostro è a pianta rettangolare con tre arcate pilastrate in piperno; al centro troneggia un giardino otto-novecentesco decorato con varie fontane in piperno e marmo. Sul chiostro si affacciano diversi ambienti; spicca la sala capitolare, pavimentata da Giuseppe Massa nel 1740 con le tipiche riggiole napoletane e che è oggi sede del Museo di Paleontologia.
REAL CASA SANTA DELL’ANNUNZIATA
Sempre a pochi passi da Piazza Garibaldi si trova il Complesso della Real Casa dell’Annunziata, che nasce nel XIV secolo, come chiesa e istituzione assistenziale per la cura dell'infanzia abbandonata. La Real Casa fu ricostruita una prima volta nel XVI secolo in forme rinascimentali e nel XVIII secolo, dopo un incendio, da Luigi e Carlo Vanvitelli. Attraverso il raffinato portale marmoreo, realizzato nel Cinquecento dall'artista lombardo Tommaso Malvito e dal figlio Giovan Tommaso, con i battenti lignei intagliati da Pietro Belverte e da Giovanni da Nola nel XVI secolo, si accede al monumentale cortile della Casa e alla "Ruota" lignea. I bambini abbandonati venivano introdotti in un tamburo di legno di forma cilindrica e raccolti all'interno da balie pronte ad intervenire a ogni chiamata. Gli ospiti dell'istituzione venivano chiamati "figli della Madonna", "figli d'a Nunziata" o "esposti" e godevano di particolari privilegi.
Il Servizio Patrimonio Artistico e Beni Culturali del Comune di Napoli garantisce, con personale comunale e lavoratori socialmente utili, la gestione degli spazi.
BASILICA SAN PIETRO AD ARAM
Poco distante dalla Real Casa dell’Annunziata e dunque anche da Piazza Garibaldi, la Chiesa di San Pietro ad Aram sorge nel luogo dove la tradizione vuole che il Santo abbia innalzato il primo altare tra il 43 e il 44 dopo Cristo. A tale data, la tradizione fa risalire la conversione di Santa Candida e Sant'Aspreno, diventato primo Vescovo della città di Neapolis. Tra i dipinti che si ammirano nell'atrio si distinguono un affresco di Girolamo da Salerno raffigurante San Pietro tra Santa Candida e Sant'Aspreno e una tela di Francesco Curia con Papa Gregorio XIII e le anime purganti.
Serra di Cassano: una famiglia, un Palazzo
Scoperta la Napoli più Insolita è imprescindibile dedicare una mattinata ad ammirare ciò che la rende davvero meravigliosa agli occhi dei visitatori in continua crescita e già raddoppiati. Si potrebbe iniziare dal Palazzo Serra di Cassano, per poi proseguire alla connessa Via delle Memorie (Galleria Borbonica).
La famiglia Serra, di origine genovese, risalente al XII secolo. I capostipiti della famiglia si dedicarono molto al commercio marittimo, ma i Serra furono attivi anche a Napoli nel mondo degli affari, raccogliendo fortune e anche grandi collezioni di arte e libri che fecero di Palazzo Serra a Monte di Dio (il Palazzo era precedentemente appartenuto a Don Garcia de Toledo, figlio del famoso Viceré di Napoli, Don Pedro) un centro di conversazione colta ed elegante e luogo idoneo all’affermarsi delle nuove idee nell’epoca dell’illuminismo.
I Serra di Cassano furono protagonisti della storia napoletana nelle convulse giornate rivoluzionarie che portarono alla proclamazione della Repubblica partenopea. Gennaro Serra pagò con la vita il suo impegno per quell’esperienza che, come ha scritto Benedetto Croce, anche grazie al sacrificio e all’illusione dei patrioti napoletani, “assunse alla solenne dignità di avvenimento storico”.
A fronte di residenze nobiliari per lo più chiuse, decadenti o adibite a puro uso privatistico, Palazzo Serra di Cassano si segnala oggi non solo per l’integrità dei suoi spazi e dei suoi arredi, per il suo essere monumento vivente alla Repubblica del 1799, ma anche per la sua destinazione di uso culturale pubblico. In esso, infatti, ha la sua sede dal 1985 l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Dal 30 gennaio del 2016, inoltre, le straordinarie cavità del Palazzo sono state restituite ai cittadini da un valente gruppo di geologi e volontari coordinato da Gianluca Minin. Oggi, grazie anche a questo impegno civile, è possibile visitare i sotterranei in un percorso suggestivo attraverso la storia: è La Via delle Memorie, un percorso che da Palazzo Serra giunge al traforo borbonico. Tra il sopra e il sotto si può rivivere l’emozione dei passaggi d’epoca che hanno segnato una delle aree delle città più ricche di simboli e di storia.
Il consiglio è di finire la passeggiata con un Pizza Brunch sul Lungomare, per assaporare Napoli anche col palato!
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Se stai pensando di visitare la Città del SOle leggi anche il nostro articolo NAPULE è... Insolita e Splendida
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